mercoledì 26 giugno 2013

FESTA DI LUGLIO: UN SALUTO A TUTTI I SAMMENNESI

Cari sammennesi, anche quest'anno si avvicinano le feste di luglio.
Grazie al lavoro del Comitato festa già fervono i lavori per creare il clima  ( luminarie, palco, ecc.).
Per esperienza so quanto è dura in questi giorni vivere lontani dal nostro paese.
Da qualche anno mi ritengo fortunato in quanto riesco ad essere presente.
Quest'anno ancora di più, in quanto sono riuscito nel mio intento di regalare alla Comunità una pubblicazione in cui cerco di ricordare e riproporre uno spaccato di Santomenna dal dopoguerra al terremoto. Ovviamente nel libro non potevo tralasciare di parlare della nostra "Festa". Dato il momento ve ne propongo una parte.
Colgo l'occasione per ricordarvi, che proprio per onorare maggiormente la nostra festa ho deciso di presentare il libro a ridosso della festa. 
Chiunque volesse ordinare il libro ci invii la richiesta ( con l'indicazione dell'indirizzo a cui spedirli). Il contributo, che verrà utilizzato per realizzare un'opera sociale a Santomenna, può essere versato anche con carta di credito. Infatti per rendere il più possibile trasparente la raccolta, abbiamo aperto  un conto corrente postale il cui numero è 1013577125 intestato a nome del Comitato "Santomenna sui sentieri della memoria". Al numero è associato un codice IBAN le cui coordinate sono IT62G0760111700001013577125.


 
dal libro Santomenna: sui sentieri della memoria a pag. ..121
La festa della Madonna delle Grazie
L'anno solare, come in tutte le civiltà contadine, è scandito da numerosi momenti ai quali si ricollegano tutta l'attività lavorativa e la vita quotidiana. Perciò, oltre al giorno della festa patronale, a Santomenna sono. particolarmente sentite le feste che ricorrono secondo scadenze legate al volgere dell'anno cosmico e dell'anno liturgico della chiesa cattolica. Queste feste oggi sono, per certi aspetti, inserite nel ciclo consumistico-lavorativo della società moderna; tuttavia hanno conservato qualcosa di autentico che ancora, spesso a livello inconscio, continua a coinvolgere sentimentalmente e gestualmente anche coloro che, per ragioni di lavoro, sono costretti a vivere lontano.
Oltre alle festività di Natale e di Pasqua, particolarmente sentite sono quelle della domenica delle Palme e del Corpus Domini. 
In passato la domenica delle Palme, con lo scambio del ramo di ulivo, costituiva l’occasione per superare le eventuali inimicizie, screzi sorti durante l’anno. Molto atteso, da parte dei bambini, il momento in cui durante la messa alzavamo, per farle benedire, le palme adornate da confetti colorati.
Molto partecipate erano anche la Via Crucis del Venerdì Santo e la processione del Corpus Domini. In quest’ultima occasione le strade venivano disseminate di fiori di ginestra e abbellite da candide lenzuola e sgargianti coperte esposte alle finestre e opportunamente illuminate con lumini e/o lucerne.
Altri momenti di aggregazione coincidevano con la fiera di S. Felice, le feste di settembre e la festa del Patrono (11 novembre).

Ma la festa per cui vale la pena di ritornare al paese natio resta quella della Madonna delle Grazie.
Per difetto di documentazione non mi è stato possibile fissare l’epoca precisa dell’origine della festa, nemmeno mi risultano leggende o fatti miracolosi che possano aver generato l’evento e questo forte rapporto, sicuramente secolare, che lega la Madonna delle Grazie ai sammennesi.
 L’appuntamento annuale unisce la fede cristiana e la cultura del popolo e, secondo alcune testimonianze, una volta richiamava anche gente dalla vicina Puglia. La festa, legata alla dimensione agricola della nostra comunità, è nata come momento di ringraziamento per qualche beneficio ricevuto e per richiedere la protezione dei singoli e l'allontanamento da ogni tipo di male per il futuro. 
È un momento di espressione massima della cieca fiducia nella potenza della Madonna e nella sua materna disponibilità sebbene, nel corso del tempo, come in genere tutte le feste patronali, sia stata allargata ai paesi vicini e abbia assunto, per l'evoluzione della società, più le caratteristiche della sagra che
quelle del ringraziamento. La festa di luglio, dedicata al Cuore di Gesù ed alla Madonna delle Grazie, rappresenta comunque il massimo: una ricorrenza per la quale, già da maggio, lavorano molte persone che costituiscono un Comitato festa. Il due luglio tutti, anche quelli che vivono all’estero, si riappropriano di una
identità culturale dimenticata. Luminarie, fuochi d’artificio, bancarelle, bande musicali, concerti, sono la cornice di una festa singolare che raggiunge il suo punto focale con la suggestiva processione durante la quale si chiedono grazie, talvolta urlate, si formulano voti, talvolta silenziosi, leggibili soltanto dalle facce contratte nella commozione. Mentre il corteo processionale attraversa le vie del paese con la statua ornata di doni votivi in oro o argento, su lunghi nastri vengono attaccati biglietti di cartamoneta: rito effettuato in genere solo dalle donne che attendono davanti alla porta di casa il passaggio della Madonna, quasi a puntualizzare un loro ruolo nella società patriarcale. A proposito dell’oro della Madonna, alcuni hanno ricordato che don Modesto, durante i bombardamenti, si preoccupava di salvaguardare il “mantello” che, a quanto pare,
scomparve nel 1952. È rimasto sempre un mistero questa improvvisa sparizione dell’oro. ....
Lungo il percorso gli emigrati colgono l’occasione della processione per salutare l’amico o il parente, dimenticando di star partecipando ad una funzione religiosa. La gente sgomita per farsi fotografare accanto alla statua o per portare la Madonna anche solo per un piccolo tratto: se emigranti, porteranno poi la foto nei luoghi di lavoro e la conserveranno come una specie di talismano e come unico legame col paese
natio. La processione viene accompagnata da canti intonati con vocalità particolari il cui sapore antico spesso viene sopraffatto dal suono degli strumenti musicali della banda che li copre con "marcette" più o meno intonate. L’elemento più caratteristico della processione sono le cénte votive (la cinta), che di solito
aprono sempre il corteo immancabilmente seguito dalle autorità locali. Le cinte sono portate in testa dalle donne (che una volta percorrevano il tragitto scalze) che alla mattina le hanno presentate in chiesa per la benedizione davanti all'altare, al cospetto della statua del patrono.

In passato molte donne precedevano la processione reggendo sulla testa un pesante “mezzetto” colmo di grano e addobbato, come un trofeo, con nastri, trine, veli, collane, luci variopinte e l’immancabile figura della Madonna. Per abbellirlo ed impreziosirlo, venivano utilizzate anche coperte lavorate all’uncinetto in maniera artigianale. Il “mezzetto” conteneva il grano che si intendeva donare alla Madonna per ringraziarla della protezione ricevuta o per chiedere una grazia: siccome era piuttosto pesante spesso le donne si avvicendavano nel suo trasporto. Talora era solo un simbolo dell’offerta che si intendeva fare e conteneva pochi chili di grano, collocato su un’ imbottitura interna del “mezzetto”.
Da un po’ di tempo i “mastri di festa” (Comitato) cercano di incoraggiare il ritorno al “mezzetto”, sicuramente più consono alla tradizione: già se ne sono visti alcuni, osservati con una certa curiosità soprattutto dai più giovani: insomma la tradizione continua, sebbene con “mezzetti” vuoti.
Il tutto si svolge sotto il vigile sguardo del Comitato che, nel giorno della festa, rappresenta in paese una sorta di autorità indiscussa. Il corteo sfila per le vie principali del paese, che lo sviluppo urbano conseguente al terremoto ha dovuto necessariamente modificare. Non sono rari casi in cui gli abitanti condizionano le loro offerte al passaggio della processione per la loro via.
Il pranzo della festa è stato sempre basato su alcuni piatti tradizionali: ricordo il profumo del ragù di castrato che andava a condire i ravioli o più semplicemente quella pasta (ziti) che veniva lasciata spezzare ai bambini: il tutto era servito con formaggio pecorino locale. Non era raro, in attesa della festa serale, invitare a pranzo qualche amico forestiero.
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