martedì 25 febbraio 2014

ESPRESSIONI DIALETTALI SAMMENNESI ...E NON SOLO


dal libro "Santomenna: sui sentieri della memoria" (per chi fosse interessato ad avere una copia del libro)

 Alcune espressioni dialettali

Molte forme dialettali sono ormai scomparse e le ho potuto recuperare solo ascoltando gli anziani emigranti che le hanno ancora conservate. È stata una ricerca di termini molto limitata, ordinati a caso, man mano che ascoltavo o ricordavo le varie espressioni. [1]

Nel raffigurare i suoni del dialetto sammennese sono dovuto ricorrere al cosiddetto metodo “impressionistico”. In altre parole ho cercato di trascrivere un suono come lo percepivo durante la sua emissione, per cui talvolta la trascrizione di una stessa parola può risultare diversa. La scrittura è sicuramente deficitaria e soggettiva: sono certo di non essere sempre riuscito a trascrivere i suoni in una fonetica corretta. Molti termini possono essere ascoltati nelle interviste riportate nel CD allegato.


la cunserva     estratto di pomodoro che si otteneva mettendo il passato di pomodoro ad essiccare al sole in capaci “spase”

lu stiavucchl’  il fazzoletto che si avvolgeva attorno al contenitore di alluminio (caccavella) in cui si metteva il cibo da mantenere caldo per portarlo in campagna (Video 1 Angelamaria Castucci v. Iannone))

fritt’l                           residuo di grasso di maiale da cui si era ricavato la “‘nzogna

quart’legrhà   recipiente in legno che serviva a portare il pranzo in campagna e che veniva portato sul capo dalle donne

lu striugrh’     un locale anche più piccolo “de lu rugrh’” che era il locale in cui si rinchiudevano le galline

la sparegrha   un tovagliolo arrotolato che le donne mettevano in testa quando dovevano reggere un peso: una sorta di cuscinetto ottenuto avvolgendo un panno vecchio e che serviva ad ammortizzare i pesi che le donne portavano sul capo (‘lu varril’, ‘lu canistr’; ecc.)

lu canistr’       cesta in vimini utilizzata, tra l'altro, per portare il pranzo in campagna o, in occasione di lutto, ai parenti del defunto. (Tradizione che da questa prende il nome: ‘lu canistr'); per avvenimenti più gioiosi era utilizzata per trasportare il corredo della futura sposa dalla casa materna alla propria

lu mezzett’                 unità di misura e strumento per la pesa del grano, corrispondente a circa 22 kg

la spasa           grosso piatto dal quale mangiavano più persone contemporaneamente. Quando si mangiava polenta c’era la corsa a chi arrivava prima al salame posto al centro

fiaschiegrh’     (a Castelnuovo chiamato ‘lu cicen'): contenitore in terracotta utilizzato esclusivamente per l'acqua, se di legno, veniva utilizzato per bere il vino

la stateia         una sorta di bilancia in ferro che serviva a pesare il grano, e non solo, sull'aia, dopo la trebbiatura

lu vattatur’     attrezzo costituito da due pezzi di legno tenuti insieme da un laccio di cuoio, utilizzato per battere le spighe di grano

r cannegrh'     sorta di guanto ricavato dalle canne verdi, che serviva per proteggere la mano sinistra con la quale si teneva “lu ierm't”

r manuegrh’   fascia di cuoio per proteggere l'avambraccio dalla falce quando si mieteva

lu iermet’        piccolo fascio di spighe corrispondente alla quantità massima che il braccio del mietitore poteva contenere

la gregna        fascio di grano corrispondente a circa 10 iermet’, che veniva trasportato fino all'aia e ammucchiato per formare ‘lu pignon'

l’ausiegrh’                  formato da 10 gregn’

lu vurrgrhon’ formato da 40 gregn’

lu pignon'       struttura composta da 500/600 gregn’ con la tipica forma a tetto sia per esigenza di stabilità che per far scorrere l'acqua di eventuali piogge

la p’satura                  battere il grano nell’aia

la fauc’                       falce per mietere

lu pusatur’      sorta di mortaio in legno o in pietra lavorata

lu c'rnicchi’     attrezzo in legno e ferro utilizzato per cernere il grano

la seta             attrezzo in legno e ferro utilizzato per cernere la farina

l’airal’             lu c’rncchi’ più grande per separare le granaglie

lu callarul’      pentola in rame che, appesa ad una catena sul fuoco, serviva per cucinare

lu varril'                      recipiente in legno che serviva ad attingere e trasportare acqua dalla fontana

la naca            culla in legno di dimensione e forma adatta ad essere portata sul capo dalle donne anche quando andavano a lavorare nei campi (una bella descrizione nel Video 38)

la guantiera    vassoio che di solito si utilizzava durante i matrimoni per offrire i biscotti o per servire un caffè o un liquore all’ospite

lu panuozz’               detto anche “lu scanathiegrh’” o “pane r grantini’ “

munn’là          quando si puliva la base del forno con un’asta alla cui cima si legavano le felci

s’appurava     quando prenotavi qualcosa (una giornata di lavoro o il giorno in cui si voleva fare il pane)

lu fucarazz’    fuoco, durante la festa, tanto forte da tardare il passaggio della banda musicale

a cummannà             quando la responsabile del forno veniva a dirti di preparare l’impasto del pane

scann'tiegrh’               sgabello usato per lo più quando si stava davanti al camino

r scarfogli’      le foglie secche delle pannocchie di granturco che si usavano per riempire materassi e/o cuscini al posto della lana

la fusina          recipiente in argilla per la conservazione di prodotti sott'aceto, sott'olio, sotto sugna

la pignata       contenitore in argilla adatto alla cottura dei fagioli vicino al fuoco

pignatiegrh’    pentolino in argilla o di metallo

maciniegrh’    macinino da caffè o da pepe

lu tien' vacil’   supporto in metallo per il bacile e la brocca

lu vacil’           recipiente (bacile) che conteneva l’acqua per lavarsi

micciariegrh’ i fiammiferi

la vocch’la      la gallina che covava i pulcini

lu porta lum’ porta lume ad olio.

fierr' da stir'    ferro da stiro a carbone

sauzicch’        salsiccia

supr’ssat’                    sopressa

la ‘nzogna                  grasso di maiale usato per friggere

l’erm’c                        tegola del tetto

lu criatur’                   bambino/bambina

lu train’                      un carro trainato da cavalli

auann’                        quest’anno

la ‘uagliotta                la ragazza

lu ‘uaglion’                 il ragazzo

li capigrh’                   i capelli

la leuna                      la legna

lu scarpar’                  il ciabattino

lu journ’                     il giorno

r  l’nzol’                      le lenzuola

lu cacciafum’             il camino

la gagrhina                la gallina

li p’ till’                       i pulcini

nu cauc’‘ngul’            un calcio nel culo

lu p’trusin’                 il prezzemolo

la m’gliera                  la moglie

la jotta            acqua in cui si erano cucinati i maccheroni

lu tian’            una padella

‘mmutat’                    vestito a nuovo, elegante

nu vrazz’                   un braccio

scuragh’                     si fece scuro

lu vient’                      il vento

lu liett’                        il letto

l’auciegrh’                  l’uccello

la preta                       la pietra

lu t’zzon’                    il tizzone

na bucija                    una bugia

nu palomm’    un colombo

lu Paganes’     uno di Pescopagano

nu viecch’       un vecchio

lu maccatur’   il copricapo, foulard

lu preut           il prete

lu l’nzul’         il lenzuolo

lu pagliar’                  il pagliao

lu jir’tal’                     il ditale

r nuzz’l’                      i noccioli

lu curtiegrh’               il coltello

‘mbiett’                       nel petto

na c’rasa                     una ciliegia

la ‘nzalat’                   l’insalata

nu muzz’ch’              un morso

ciamuorr’                   forte raffreddore

na ‘mmasciata una ambasciata ( dichiarazione d’amore)

lu sunett’                    armonica a bocca

vai for’                       vai in campagna

lu ricanett’                 l’organetto      

r criatur’                     le creature

t’adduorm’                 ti addormenti

lu calamaj                  il calamaio

r’uogli’                        l’olio

‘nfrac’tat’                   fradicio

l’acc’                           il sedano

la fucagna                  il focolare

li fasul’                       i fagioli

la callar’                     la caldaia

lu jac’ niegrh’             piccolo strumento per friggere

fuscegrha                   contenitore per il formaggio fresco

r pignate                    le pignate

li pignatiegrh’            piccole pignate

la pett’nessa               un pettine largo

lu pett’niss’     il pettine stretto usato per liberarsi dai pidocchi

r c’ntregrhe                i chiodi alle scarpe

re curriol

e li lacc’          stringhe per le scarpe

ru siv’             grasso di animale che si usava anche per ammorbidire il cuoio delle scarpe

lu s’sim’r’        una spezia particolare, tipo menta, che cresce nei posti molto umidi

la fazzatora    la madia in cui si conservava la farina e la si ‘mbastava’ con il lievito (crescente) necessario per la “’mbastata” successiva o da restituire alla vicina che lo aveva prestato.

lu lahenatur’  il mattarello per stendere la pasta e magari fare “r lahan’”

lu scupigrh’                per pulire dalla farina ‘lu tumpagn’

lu murtar’

e lu p’satur’    un mortaio (di legno o pietra) ove pestare e sminuzzare

la buffetta       una tavola più o meno grande usata di solito per mangiare (apparecchia la buffetta!)

lu tumpagn’               una tavola per tirare la sfoglia

lu t’ratur’                   il cassetto posto sotto al tavolo

furcin’

e cucchiar’      forchette e cucchiaio

lu cuopp’                    il mestolo

accauzare       rincalzare- zappare

la zoca                        la fune

la varda                     la sella dell’asino

r ‘fascegrh’                 un fascio di rami secchi

la  vrachetta              la patta dei pantaloni

lu strumm’l                una trottola di legno con lo spago

la furceggrha  forcella di legno

r cul’nnette     comodini ai lati del letto e sotto         

lu pisciatur’    vaso da notte

r lahan’                       tagliatelle di farina di grano duro

 Espressioni tipiche

m’ vach’a curcà                     vado a coricarmi

e’ jut’ a met’                                       è andato a mietere

n’a rocchia r pecor’               un gruppo di pecore

li pienn’c’ r pummarol’         un grappolo di pomodori

era serut’ sop’a na scaffa      era seduto sopra una pietra piatta

ru pane s’ scr’ scintava         il pane perdeva la crescenza

’nserte di agli, cipolle             una treccia di aglio e/o cipolle e/o peperoni secchi

t’ canosc pir a la vigna mia rivolto alla statua del Santo:

“ti conosco pero alla vigna mia

 Canto alla processione: 

“Ze Maria r Capon’” dava il via e le altre donne rispondevano

 E una è la stella e doij so’ r culonn’

E oji è la Madonna e la vulimm’ accumpagnà

Viva Maria e viva Die che la criò

E doij so’ r stell’ e doij so’ r culonn’

(il ritornello proseguiva sino a dodici)


Gli amori a lu canal’

Figliola chi vai a l’acqua Ij pur a l’acqua veng

Tu inghi lu varril e ij t’aiut a ‘nbonn’

Queste sono alcune espressioni (alcune già sopra riportate) che ho raccolto chiacchierando con alcuni amici sotto la Chiesa. Trascriverle non è facile. Per questo ho riportato su CD allegato la registrazione integrale in modo da poter permettere il confronto della pronuncia. Audio reg. n° 5 .
 
P’scraia; p’scrigrh’; muman’; la spasa; lu m’bastapan; la fazzatora; lu tumbagn’; lu iatarul’; la varda; la p’stlena; la v’sazzottla; lu cernicch’; lu catniegrh’; la seta; la catarina
 
Le misure

la mietera       ¼ de lu quart’

lu quart’         ¼ de lu tumml’  o ad ½ mezzet’

miezz’ quart

lu mezzett’

lu tumml’: 2 mezzett’ (Un quintale di grano era più o meno 5 mezzett’).

Lu mezzett’ a curm’ o a barra: qualcuno ha ricordata che il grano si comprava a “cumolo” e si vendeva a “barra”.

Lu mezzett’ è un antico strumento o unità di misura, sia del terreno che di derrate alimentari, quali grano, granone, orzo, avena, olive, ecc. Quello utilizzato come unità di misura per derrate era un recipiente a forma cilindrica (a tronco di cono): era costituito da doghe di legno tenute insieme da cerchi leggeri in ferro e conteneva, colmo e raso, circa 20 kg di grano.

 



Esistevano anche multipli e sottomultipli:

il “tomolo” (in dialetto lu tumml’) conteneva due mezzett’.

C’era poi la “misura”, che conteneva due Kg di grano e il “quarto”, equivalente a metà “mezzetto’”.

 

La “sarma”: il carico di un asino/ mulo (l’equivalente di 100 kg)

Nella misurazione agraria invece il “mezzetto” era equivalente a circa 1.666 metri quadrati, la metà del “tomolo” (3.333 metri quadrati).

C’era poi la “misura” (circa 138 metri quadrati), equivalente alla dodicesima parte del “mezzetto” e il “quarto”, equivalente a sei “misure” di terra.

Tali unità di misura, ancora oggi utilizzate nelle conversazioni e nei riferimenti degli anziani, rimasero in vigore fino al 1885, anno in cui si decise di unificare le misure, non solo a livello italiano. (alcune note sono state tratte dal sito di Calitri)

 

Alcuni attrezzi della “grotta”

Lu tniegrh, lu r’zzul, la carrafa, la var’leggr’ (di legname), la tina, la vrocca (Quando si provava la qualità del vino si faceva la “vrocca alla votta” -buco nella botte- in cui si infilava la cannegrha’)

 

I parenti e gradi di parentela

Tata, tatucc’, mamma nonna, tatanonn’, papanonn’.

 

Le zone di Santomenna

A P’tregrh’ (dove hanno messo le pale eoliche), int a r Lavang’, lu Fussatigrh’, r Fumarole, r Carcarol’, a lu S’rron’, la Levata, la Preta de’ la grotta, lu C’nus’, r Costiannegrh’, S. Savastian’, lu T’rzit’, r Pere r callarol’, la Lampia, a la Funtana r vign’, lu Cument’, sop’ la Costa, a lu Vurv’, l’Ar’usta, int’a quer’ r Laviano, a la Forma, a Chianurtlan’, in t’ la Pezza, a l’Aulecena, a la Chiusa; ‘Nmocca a lu vosch’.

 

Soprannomi comuni

P’lican, Sarachella, Lu Cumbattent’, Lu Cardill’, Zi Invern’, Staccion’, Puzifort, Ciucculater’, Quir r’ Lena, Paulott’, Mariapalma, Tacciariegrh’, Sur’ cion’, Falasci’, La Sfaccimm’, Quir r’ Angelon’, La Bellagiovana, Captunn’, Scibbon’, La marmora, Z’infern.

 

Sull’argomento ho raccolto molte testimonianze e i ricordi :

Audio reg. n° 1, Audio reg. n° 2, Audio reg. n° 3, Audio reg. n° 16 e soprattutto nell’Audio reg. n° 5 , Audio reg. n° 15 e Video 35

In quest’ultimi due, sempre all’ombra del campanile, Luigi Piserchia, a cui successivamente si aggiunge Gerardo Sabatino, ricorda alcune originali espressioni dialettali (lu striegrh’, lu rugrh’).

Luigi racconta una simpatica barzelletta da cui traspare una bella descrizione dell’interno di una casa antica: quando le galline si “ammasunavan’” sopra al letto, non lontano dall’asino e dal maiale.

 

              



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


   

 




[1] Per alcuni termini ho fatto riferimento anche al sito:http://www.italiatua.it/info